Quadro clinico di carattere generale, caratterizzato da un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei valori fisiologici. Tale abbassamento è in genere provocato da una prolungata esposizione al freddo intenso, sia in acqua che in aria.
In un individuo esposto a basse temperature, si osserva dapprima una aumento della produzione di calore dell’organismo, grazie a violenti brividi (contrazioni muscolari involontarie e non coordinate). Parallelamente viene anche ridotta la dispersione del calore, per effetto di una vasocostrizione periferica generalizzata.
Se questi due meccanismi - aumentata produzione di calore e minore dispersione - non riescono a bilanciare il raffreddamento derivante, ad esempio, dalle avverse condizioni climatiche, l’organismo continua, più o meno lentamente, a raffreddarsi. Raggiunta la temperatura corporea di 26 °C, è ancora possibile salvare il soggetto, mentre proseguendo il raffreddamento, l’organismo non è più in grado di reagire, e intorno ai 18 – 20 °C si ha la morte, in genere per arresto respiratorio o cardio-circolatorio.
Particolarmente veloce è il processo di assideramento in acqua fredda: se la temperatura dell’acqua è di 4 °C, la sopravvivenza non supera i 20 minuti.
I sintomi tipici dell’assideramento sono: intorpidimento, sonnolenza, rallentamento biologico, riduzione della vista, perdita di conoscenza. La pelle può apparire arrossata, bianca o giallastra a seconda del tempo di esposizione al freddo. L’unica efficace terapia dell’assideramento è un graduale e regolare riscaldamento del corpo, ad esempio coprendolo con coperte o immergendolo in acqua appena tiepida. Un riscaldamento troppo rapido può essere controproducente, rischiando anche un collasso circolatorio. Si possono somministrare bevande calde, ma non alcoliche.