Nel '79, in Campania, l’eruzione del vulcano Vesuvio significò la fine della vita di tantissime persone nelle città di Pompei, Stabia ed Ercolano. L’esplosione fu tremenda ed un enorme quantità di massi, ceneri e rocce fu sparata nell'area e la lava incandescente formò un largo fiume che colò giù dai pendii della montagna.
Pompei e Stabia furono colpite da detriti e ceneri, che formarono uno strato alto alcuni metri.
Ercolano, un po’ più distante, fu colpita dall'eruzione addirittura quasi dodici ore dopo; la miscela che investì la città non lasciò però scampo praticamente a nessuno. La nube ardente che arrivò a Ercolano seppellì infatti tutto e tutti sotto una coltre di fango e ceneri, alta più di 20 metri.
La città rimase allora nascosta e dimenticata per secoli e secoli e nulla fece supporre che sotto il terreno si trovasse un’intera città conservata. Fu solamente nel 1713 che un contadino, scavando un pozzo, trovò resti di marmo e colonne ad una profondità di 8 metri; col tempo furono poi scoperti altri referti, ma lo strato depositato dal vulcano era ormai diventato molto spesso ed il fango si era trasformato in cemento, rendendo molto difficile i lavori di scavo.
Circa un terzo di Ercolano è stato possibile riscoprirlo, scoprendo che si trattava di un luogo di villeggiatura, con un piccolo teatro ed una Basilica.
Alcuni reperti rimasti, come per esempio gli affreschi, sono stati esposti nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli.
Una grande paleastra, un campo sportivo circondato da portici e due terme sono alcune dei ritrovamenti; ma anche botteghe, come quelle di un idraulico e forni da panettiere sono tutt'oggi visibili. Molto curioso è il thermopolium, una specie di fast food romano, con grandi marmitte per cibi e bevande caldi.