Come al solito ho scoperto il fascino di questa piccola cittadina per puro caso. Stavo tornando con la mia dolce metà da Novara e per l'ennesima volta stavamo attraversando Carpignano senza fermarci. Stavolta però non ho resistito e, e visto che avevamo tempo, ho chiesto di fare una breve sosta. Ovviamente il mio istinto non mi ha deluso, perché davvero ne valeva la pena.
Carpignano non è una città d'arte e il suo centro storico è minuscolo. Parcheggiata la macchina sotto la tettoia (anch'essa è storica perché risale all'inizio del secolo scorso) ci siamo addentrati nel centro storico composto da una piccola via principale e alcune viuzze laterali. La via principale, coperta ancora di ciottoli e circondata dalle tipiche case in mattoni e pietre della Sesia, ci ha portato al Castello – Ricetto, il cui nucleo risale al secolo XI. E attenzione, non aspettatevi un castello con torrioni e merlature.
A me, che sono inesperta, è sembrato piuttosto una tipica cascina italiana con un bel cortile circondato dagli edifici, abitazioni e edifici in cui si custodiva il bestiame e e prodotti agricoli. Su uno dei vicoli laterali del ricetto, Vicolo San Martino, si affacciano le case quattrocentesche. In un altro edificio viene conservato uno splendido torchio del 1575. È il più antico esemplare di torchio conservato in Piemonte.
Non so come voi, ma io rimango sempre impressionata quando vedo le cose così antiche. Di conseguenza mi sono piaciute anche le botti conservate nella sala adiacente: erano solo grandi, ma anche vecchie. In questo edificio si prevede in futuro la realizzazione del Museo della civiltà contadina. Sempre nell'ambito del castello si trova la chiesa di San Pietro risalente al XI secolo. Purtroppo non siamo riusciti a trova la chiave giusta che l'aprisse e quindi non siamo entrati.
E a proposito delle chiavi: generalmente sia la chiesa che il torchi sono aperti durante le feste patronali e altre occasioni particolari. Noi però abbiamo incontrato un ragazzo che ci ha portato le chiavi, normalmente conservate dalla ProLoco o in comune, e fatto un po' da guida. Sempre grazie a lui abbiamo saputo della festa che doveva iniziare proprio la sera (infatti abbiamo notato i preparativi: i ragazzi che portavano o piazzavano le tavole sulle vie). Si tratta della festa intitolata “Alla corte del salam d'la duja” dedicata, appunto, a questa specialità piemontese.
È il salame fatto con carni suine e il grasso di pancetta che vengono macinati, conditi e insaccati nel budello torto di manzo. Dopo la maturazione, vengono messi in un recipiente detto duja e coperti con strutto fuso che li mantiene morbidi per più di un anno.E proprio questa bontà è la protagonista di tre giorni durante i quali si mangia, si beve, si balla e ci si diverte. Si mangia chiaramente non solo il salame duja, ma anche altri piatti tipici e prodotti locali. Quando c'eravamo noi il menu prevedeva vari salumi, paniscia, arrosto di carne, dolce e caffè.
Per non dimenticare i migliori vini della zona e ce ne sono tanti, credetemi. La cena era accompagnata dal musica dal vivo e tutto si svolgeva nella cornice medievale delle vie del Castello Ricetto. Certo che poi dipende tutto dal tempo e quella volta non era proprio il massimo, ma abbiamo comunque passato una serata molto piacevole. La festa non si limita però solo al lato gastronomico: domenica si svolge anche il mercatino e si possono anche conoscere gli antichi mestieri. Vi assicuro che in questi giorni vale la pena di venire a Carpignano Sesia