La tragedia che sommerse le città di Pompei ed Ercolano sotto la lava vulcanica del Vesuvio nel 79 d.C. provoca tuttora stupore e pietà per tutti coloro che morirono in quella mattina d’estate. Gli scavi archeologici sono una dolorosa testimonianza dell’accaduto.
Pompei ed Ercolano sono gioielli dell’archeologia romanica. Due città che per secoli rimasero sommerse, e protette, sotto le ceneri pietrificate e, nonostante l’immenso registro documentale lasciato dai romani, furono ritrovate da campagnoli che lavoravano ai piedi del Vesuvio, vulcano tuttora attivo.
Il 24 agosto del 79 d.C. fu l’ultimo giorno di vita a Pompei ed Ercolano, all’epoca due prospere città che ogni anno, d’estate, ospitavano le numerose persone che vi avevano le case. Una grossa nuvola di cenere invase il cielo di quella bella giornata di sole segnando l’inizio dell’atroce fine che si avvicinava per milioni di persone, tra donne, uomini e bambini.
Gli scavi di Pompei ed Ercolano hanno riportato alla luce due magnifiche città, quasi intatte, che testimoniano luoghi segreti e nascosti ancora tutti da scoprire, infatti i lavori di restauro continuano senza sosta.
Forte è l’impressione suscitata dalla vista dei corpi di bambini e adulti, modellati in gesso – fatto colare nelle cavità lasciate nel suolo dai corpi – che mostrano le posizioni nelle quali si trovavano quando furono soffocati dalle ceneri. Nella sola Pompei furono trovati 12 mila resti umani.
Degno di nota è il racconto della morte di Plinio il Vecchio, celebre naturalista romano che abitava nei dintorni di Napoli ad una distanza sicura rispetto a quella dell’accaduto: quando vide l’esplosione decise di osservare di persona, e il più vicino possibile, quanto accadeva a scopo scientifico, ma morì prima di riuscirci.
A Pompei ed Ercolano non mancano interessanti luoghi da scoprire; si consiglia soprattutto una visita al MAV (Museo Archeologico Virtuale).