...In effetti, ci sono tante cose che gli Agnelli e la città di Torino hanno in comune: l'eleganza, il cosmopolitismo, la raffinatezza, la nobiltà e l'essere contemporaneamente classici e moderni.
Gianni Agnelli è un personaggio molto particolare che unisce in sé due mondi che potremmo pensare opposti: quello antico, elegante e raffinato dell'aristocrazia piemontese, amante dell'arte e della bellezza, e quello moderno dello spirito capitalista, imprenditore.
Nasce a Torino nel 1921 come secondo dei sette figli della famiglia Agnelli e ottiene il nome del nonno, fondatore della Fiat. Forse prende proprio da lui lo spirito moderno imprenditore. Si laurea in giurisprudenza ed infatti, uno dei suoi “soprannomi”, che suggerisce rispetto e riconoscenza, è l'Avvocato.
L'altro, il piemontese “Gioanin” è molto più affettuoso, personale, esprime il legame tra Torino e suo figlio. In effetti, ci sono tante cose che Agnelli e la città hanno in comune. L'eleganza, il cosmopolitismo, la raffinatezza, la nobiltà e quello dell'essere contemporaneamente classici e moderni. Frequenta i posti e personalità più mondani, sia della politica, degli affari o dello spettacolo internazionali diventando forse il più famoso italiano del suo tempo e acquisendo idee e conoscenze che lo porteranno avanti sulla sua strada, fino a diventare presidente della Fiat a partire del 1966.
Torino, la “sede regale” d'Italia è anche la culla del boom economico ed industriale, del quale l'Avvocato è un protagonista e il suo impegno nel modernizzare il suo paese lo renderà anche senatore a vita.
Agnelli è appassionato anche del piacere dell'arte e della bellezza, non è sorprendente quindi se vuole far crescere questo piacere anche tra i suoi concittadini. Il Lingotto di Torino, commissionato a Renzo Piano dall'Avvocato, si è trasformato in una “città”, ospitando l'Auditorium Giovanni Agnelli, un centro esposizioni, un centro congressi. La Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli offre ai torinesi e tutti gli altri “la gioia d'ammirare l'arte”. La stessa gioia che i capolavori donati al museo regalavano a Gioanin.